L’INORT, biostimolante a base di Dittrichia viscosa, pianta tipica della flora mediterranea coltivata in maniera sostenibile nella Fattoria Attanasio in Cilento, è un prodotto innovativo già oggetto di vari articoli scientifici e sperimentazioni che ne dimostrano l’efficacia. Nel seguente articolo, “Biostimulant derived from the fermentation of Inula viscosa (Inort) in the germination and growth of Amaranthus hypochondriacus” pubblicato sul World Journal of Advanced Research and Reviews il 1 Ottobre 2022 (consultabile qui), si mostra come le piante a cui è stato somministrato INORT hanno un contenuto maggiore di clorofilla e minerali essenziali, con evidenti differenze in dimensioni, numero di frutti, fiori e capacità di resistenza ai patogeni. Ma quali vantaggi portano alla pianta questi elementi?
Dalla luce allo zucchero

Molecola della clorofilla a
Il più importante processo biochimico che avviene nella pianta è la fotosintesi clorofiliana e la clorofilla ne costituisce il pigmento chiave, nelle sue componenti (clorofilla a e clorofilla b), per la conversione dell’energia luminosa in energia chimica. Attraverso la fotosintesi le piante si procurano il nutrimento necessario per poter crescere.
La clorofilla assorbe principalmente la luce blu e rossa dello spettro visibile, mentre la luce verde viene riflessa. È proprio questa luce riflessa che percepiamo come il colore verde delle foglie.
La clorofilla può essere misurata attraverso lo SPAD (Soil Plant Analysis Development), una tecnica di valutazione non distruttiva, che misura l’assorbanza a 650 (rosso) e 950 (infrarosso visibile) nm. La differenza di assorbanza è correlata al tenore in clorofilla e si ottiene un valore tra 0 e 50. Una buona quantità di clorofilla è indice di un sano sviluppo della pianta. Quando la clorofilla si riduce, le foglie possono manifestare clorosi, un ingiallimento visibile che indica carenze nutrizionali, come quella di ferro, azoto o magnesio, o condizioni che ostacolano l’assorbimento di nutrienti. Monitorare la clorofilla è quindi essenziale per prevenire e intervenire su eventuali problemi legati alla salute della pianta.
Il tossico necessario
L‘azoto è uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo delle piante. Il suo nome in greco significa “non produttore di vita”, dovuto alla capacità di generare composti tossici. Il simbolo chimico dell’azoto è N ed è presente in varie forme all’interno della pianta. L’azoto è componente della clorofilla, delle proteine, degli acidi nucleici, dei fenilpropanoidi, ecc. ed è necessario in diversi processi metabolici della cellula vegetale. La sua funzione è importante per la divisione cellulare e la crescita dei giovani tessuti (gemme, fiori e foglie), aiuta a promuovere la crescita del fusto e dei rami, aiuta a produrre più fiori e frutti, aiuta a prevenire le malattie delle piante.
Una carenza di azoto si manifesta con un clorosi uniforme delle foglie, che inizia dalle foglie più vecchie, causata dalla scomparsa di clorofilla, accompagnata dalla caduta delle foglie, rallentamento della crescita e maggiore esposizione all’attacco di malattie. L’azoto è un elemento mobile, ovvero può essere traslocato da una parte all’altra della pianta. Quando l’azoto scarseggia, la pianta tende a “rubare” questo elemento alle parti più vecchie per destinarlo alle nuove foglie e ai germogli, che hanno un maggiore bisogno di azoto per crescere. Le piante assorbono l’azoto presente nel suolo sotto forma di ammonio o nitrato: la lisciviazione dei nitrati dal suolo a causa della pioggia o l’esaurimento del terreno a causa di coltivazioni depauperanti può provocarne la carenza.
Il pH ottimale di assorbimento va da 6 a 8: al di sotto di 6 la nitrificazione è rallentata; mentre a valori superiori a 8 si ha la volatilizzazione come ammoniaca.
Tuttavia somministrare azoto deve essere una scelta ponderata: infatti un eccesso di azoto può aumentare la sensibilità agli attacchi di parassiti e funghi. Inoltre, la continua fertilizzazione con azoto può provocare fenomeni più gravi ed estesi di eutrofizzazione delle acque.
Rara leggerezza
Il boro, il cui simbolo è B, è un elemento chimico molto raro nella crosta terrestre ed altrettanto leggero. Il nome deriva dal borax, una lacca a base di boro usata dai romani per verniciare. Il boro è un micronutriente essenziale per le piante, sebbene sia richiesto in quantità molto piccole. Esso è infatti coinvolto in diverse reazioni enzimatiche, tra cui quelle che riguardano la fotosintesi, la respirazione e la sintesi delle proteine. Il boro è coinvolto nella formazione della pectina, un componente fondamentale della parete cellulare, che salda le cellule le une alle altre. Una carenza di boro compromette la formazione di pareti cellulari robuste, causando le deformazioni fogliari tipiche e la necrosi dei tessuti compromessi. Inoltre è implicato nella regolazione della divisione cellulare, nello sviluppo delle radici e nella resistenza delle piante alle malattie.
Quando il boro scarseggia, la parete cellulare diventa debole e instabile. Questo indebolimento causa una serie di problemi che portano alla formazione di macchie necrotiche, soprattutto nella zona delle nervature (le cellule tra le nervature, essendo più giovani e con pareti cellulari ancora in formazione, sono le prime a risentire di questa debolezza, portando alla necrosi), deformazione, a partire dalle foglie più giovani. Alcuni tipi di suolo, come quelli sabbiosi o acidi, sono naturalmente poveri di boro.
Un pH troppo elevato o troppo basso può ridurre la disponibilità di boro per le piante: al di sotto di 5 possiamo avere la lisciviazione, mentre un pH superiore a 7 può portare a fenomeni di insolubilità. Alcuni elementi, come il calcio e il fosforo, possono competere con il boro per i siti di assorbimento, riducendone la disponibilità.
Piante particolarmente sensibili alla carenza di boro sono gli agrumi, la vite, la colza, il cotone e le crucifere.
L’elemento della resistenza
Il calcio è un elemento chimico il cui simbolo è Ca ed è presente in abbondanza sulla Terra. Scoperto per la prima volta dai Romani, che lo usavano per produrre malta e cemento, il suo nome deriva proprio da pietra calcarea. Il calcio è un componente essenziale della lamella mediana, la struttura che tiene unite le cellule vegetali, dove contribuisce alla loro rigidità e resistenza. Inoltre il calcio regola, assieme al potassio, l’apertura e la chiusura degli stomi, che sono fondamentali per lo scambio di gas tra la pianta e l’ambiente. E’ coinvolto nel trasporto dell’acqua e dei nutrienti all’interno della pianta e nella regolazione dell’espressione genica. L’apice fogliare e dei frutti sono zone in rapida crescita, con una forte richiesta di calcio per la formazione di nuove cellule. In caso di carenza, le cellule apicali non ricevono il calcio necessario per sviluppare pareti cellulari robuste, diventando più vulnerabili a stress idrici e danni meccanici.
Una carenza di calcio si manifesta con un appassimento delle foglie, necrosi delle punte delle giovani foglie e degli apici dei frutti, che tendono al nero. Alcuni tipi di suolo, come quelli sabbiosi o acidi, sono naturalmente poveri di calcio.
Un pH inferiore a 6 può ridurre la disponibilità di calcio per le piante a causa della lisciviazione; un pH che supera 9 può portare alla nascita di carbonati difficilmente assorbibili.
Pomodori e peperoni sono particolarmente suscettibili alla carenza di calcio. Un eccesso di altri elementi, come il potassio o il sodio, può interferire con l’assorbimento del calcio.
Un eccesso di calcio può interferire con l’assorbimento di altri elementi come il ferro.
Antico quanto necessario
Il ferro è uno degli elementi chimici più famoso, conosciuto sin dall’antichità, ed è probabilmente l’elemento più abbondante all’interno della Terra. Il nome sembra abbia origine dalla sua estrema durezza e rigidità e il suo simbolo chimico è Fe. Nelle piante il ferro entra nella composizione chimica di molti enzimi della fotosintesi clorofiliana e della respirazione tra cui catalasi, perossidasi, citocromossidasi, ferredoxina e flavoproteine. Le piante assorbono meglio il ferro presente nel suolo n forma di composti ferrosi (nei terreni argillosi) o come ferro organico chelato. Le foglie più giovani sono le prime a mostrare i sintomi della carenza di ferro perché sono quelle che crescono più attivamente e hanno quindi un maggiore fabbisogno di questo elemento.
Una carenza di ferro, detta clorosi ferrica, si manifesta con un rallentamento dello sviluppo, un forte ingiallimento delle giovani foglie tra le nervature, che rimangono di colore verde scuro.
La carenza di ferro compare soprattutto in terreni calcarei o a reazione alcalina dove si formano ossidi di difficile assorbimento: il ferro è meglio assorbito in terreni a pH inferiore a 6.
Piante particolarmente suscettibili alla carenza di ferro sono gli alberi da frutto, le fragole e il tappeto erboso. Un eccesso di altri elementi, come il fosforo o il calcio, può interferire con l’assorbimento del ferro.
Un eccesso di ferro, invece, va a danneggiare le radici, con diminuizione della capacità di accrescimento radicale.
Il portatore della luce
Un altro elemento fondamentale allo sviluppo delle piante è il fosforo. Il suo nome in greco significa “portatore di luce”, per la sua capacità ad emettere luce in chemioluminescenza. Il fosforo è un elemento chimico il cui simbolo è P ed è strettamente legato ai processi cellulari. E’ presente nelle molecole che immagazinano energia e gestiscono il metabolismo della pianta (ATP, ADP, NADPH, ecc.), negli acidi nucleici, è un attivatore di numerose attività enzimatiche, negli zuccheri fosfati, utilizzati per la respirazione e la fotosintesi e nelle membrane cellulari. La sua funzione è importante per lo sviluppo radicale e la fioritura delle piante.
Una carenza di fosforo si manifesta con un’inibizione della crescita della pianta, la fioritura è spesso assente, i frutti sono rari, di piccole dimensioni e aspri, le foglie vecchie appaiono di colore violacea. Questo’ultimo fenomeno è dovuto alla difficoltà nel produrre clorofilla e all’accumulo di antociani, pigmenti che assorbono le radiazioni ultraviolette dannose per le cellule e che conferiscono alla pianta colorazioni rossastre o violacee. Quando il fosforo scarseggia, la produzione di ATP diminuisce e la pianta non riesce a smaltire efficacemente i composti azotati. Di conseguenza, si accumulano degli amminoacidi che vengono utilizzati per sintetizzare gli antociani.
Le piante assorbono fosforo dal suolo che è presente soprattutto come fosfato di calcio, nei terrei alcalini, e fosfato di alluminio, nei terreni acidi. Anche il freddo può influire sull’assorbimento di fosforo o l’eccesso di ferro.
Le piante sensibili alla carenza di fosforo sono quelle a rapida crescita come la rosa, i pomodori e i gerani.
Come per l’azoto, anche la somministrazione del fosforo deve essere una scelta ponderata: una continua fertilizzazione con fosforo può provocare fenomeni di eutrofizzazione delle acque circostanti.
Il cuore della clorofilla
Il magnesio è un micronutriente indispensabile per le piante. Il nome magnesio ha origine da un’antica zona della Grecia, la Magnesia, da dove veniva estratto. Il suo simbolo chimico è Mg ed è costituente della clorofilla, attiva alcuni enzimi della fotosintesi e protegge la molecola della clorofilla dalla degradazione. La molecola di clorofilla è molto simile a quella del gruppo “eme” dell’emoglobina, con cui si differenzia in particolare per la presenza di magnesio al centro, invece del ferro. Una similitudine che ha portato molti a definire la clorofilla il sangue verde delle piante.
La carenza di magnesio si manifesta con i margini fogliari che tendono ad incurvarsi ed un forte ingiallimento delle foglie più vecchie, in maniera irregolare, con macchie gialle che si estendono oltre le nervature. Il magnesio tende a migrare dalle foglie più vecchie verso quelle più giovani. Di conseguenza, i sintomi della carenza si manifestano prima nelle foglie basali e poi si estendono verso l’alto, in quanto i giovani germogli riceveranno le ultime scorte di magnesio dalla pianta. La necrosi, ovvero la morte delle cellule, si manifesta sia ai margini delle foglie che tra le nervature, creando un aspetto a “reticolo”.
I suoli sabbiosi hanno una bassa capacità di trattenere i nutrienti, incluso il magnesio. In presenza di elevate precipitazioni o suoli con pH inferiore a 7, il magnesio può essere lisciviato dal terreno. Un pH superiore a 9 può ridurre la disponibilità di magnesio formando degli ossidi.
Le piante particolarmente suscettibili alla carenza di magnesio sono le siepi, le conifere e gli ortaggi a bacca (pomodoro, peperone e melanzana).
Invece un eccesso di magnesio si manifesta come una carenza di altri elementi come calcio e potassio.
Simile al piombo
Il molibdeno è un elemento chimico raro il cui simbolo è Mo. Il suo nome significa “piombo”, poichè ha una densità simile a quella del piombo, ma ha un colore grigio argenteo. E’ un micronutriente, componente essenziale di un enzima coinvolto nella fissazione dell’azoto atmosferico (la nitrogenasi), è coinvolto nella sintesi degli amminoacidi ed è coinvolto in diversi processi metabolici, come la respirazione e la fotosintesi. Il molibdeno è inoltre coinvolto nella riduzione dei nitrati a nitriti, un passaggio fondamentale nel processo di assimilazione dell’azoto.
Una carenza di molibdeno si manifesta con le foglie che prima ingialliscono, tendendo al rosso o arancione lungo i bordi e poi si arricciano o si deformano, a partire dalle foglie più vecchie. Quando la pianta è carente di molibdeno, la riduzione dei nitrati è compromessa. Questo porta ad un accumulo di composti azotati intermedi, che vengono dirottati verso la sintesi di antociani. Gli antociani sono pigmenti che conferiscono alle foglie le colorazioni rossastre, violacee o bluastre. Contemporaneamente all’accumulo di antociani, si verifica una degradazione della clorofilla, il pigmento verde responsabile della fotosintesi. La diminuzione della clorofilla, unita all’aumento degli antociani, determina la comparsa delle colorazioni anomale.
I sintomi della carenza di molibdeno si manifestano spesso ai margini fogliari perché in queste zone la concentrazione di antociani è generalmente maggiore. Tuttavia, a seconda della gravità della carenza, la colorazione può estendersi a tutta la lamina fogliare.
Il pH inferiore a 7 tende a formare molibdati insolubili, mentre è facilmente assorbibile a pH maggiore di 8.
Leguminose, brassicacee e ortaggi a foglia larga sono particolarmente sensibili alla carenza da molibdeno.
Di contro, un eccesso di molibdeno interferisce con l’assorbimento di altri elementi come il ferro e lo zinco.
Dalla cenere ai frutti
Il potassio è un elemento essenziale per lo sviluppo della pianta, insieme all’azoto e al fosforo. Il suo nome deriva dalla potassa, un prodotto ricavato tramite la lisciviazione della cenere lignea. Il simbolo del potassio è K ed è fondamentale per il metabolismo cellulare. E’ coinvolto nel trasporto dell’acqua, nel rigonfiamento degli stomi, le piccole aperture presenti sulle foglie attraverso cui avvengono gli scambi gassosi e la traspirazione, e “attiva” più di 60 diversi enzimi coinvolti nella crescita delle piante. Il potassio svolge un ruolo fondamentale nel trasportare i carboidrati prodotti dalla fotosintesi dalle foglie alle altre parti della pianta, nell’assimilazione della clorofilla e nella resistenza alle malattie, alla siccità e al freddo.
Il potassio è un elemento poco mobile nel suolo quindi può essere assorbito dalla pianta soltanto se presente nei pressi della radice. La carenza di potassio compromette la regolazione dell’apertura stomatica, riducendo la traspirazione e l’assorbimento di acqua e nutrienti. Inoltre la riduzione del trasporto dei carboidrati può causare un accumulo di amido nelle foglie, alterando i processi metabolici. Per questi motivi, le colture con carenza di potassio crescono lentamente e hanno apparati radicali poco sviluppati, presentano semi e frutti di minori dimensioni e le foglie manifestano clorosi lungo i margini fogliari delle foglie (clorosi marginale), che tende al marrone, fino al completo disseccamento delle foglie basali, in quanto il potassio è molto mobile all’interno della pianta e migrerà verso i giovani germogli.
A pH inferiore a 5 il potassio viene facilmente lisciviato e quindi reso inassorbibile.
Di contro, un eccesso di potassio contrasta l’assorbimento di altri elementi come il il calcio, il magnesio o l’azoto.
Il rosso da Cipro
Il rame è un metallo pesante rosso-arancione che è stato scoperto per la prima volta nell’antichità. Il suo simbolo è Cu e il suo nome sembra derivare dalla parola rosso o da “Cipro”, l’isola che era un importante centro di produzione di rame nell’antichità. il rame è un componente essenziale di alcuni enzimi coinvolti nella fotosintesi, come la ferro-proteina plastocianina e la lignina (che conferisce rigidità alla parete cellulare). E’ un micronutriente, componente essenziale di alcuni enzimi coinvolti nella sintesi delle proteine e nella respirazione, come la citocromo c ossidasi. Inoltre è essenziale nella formazione della lignina.
Una carenza di rame si manifesta con clorosi, a partire dalle foglie più giovani, affloscimento delle foglie fino alla caduta. Questo avviene a causa della difficoltà nel produrre clorofilla che, a casua della carenza di rame, tende a degradarsi rapidamente, con accumulo di altri pigmenti come i carotenoidi. Il rame tende ad accumularsi nelle nervature fogliari, che sono le principali vie di trasporto dei nutrienti. Di conseguenza, le zone interveinali sono le prime a risentire della carenza. Inoltre, le piante danno priorità ai tessuti giovani e in crescita, come le punte dei germogli e le foglie giovani.
In caso di carenza, il rame disponibile viene destinato principalmente a questi tessuti, a discapito delle foglie più vecchie, che sono le prime a mostrare i sintomi.
Nei suoli alcalini, il rame tende a formare composti ossidi insolubili, che lo rendono meno disponibile per le piante. Suoli argillosi tendono a trattenere meglio il rame rispetto a suoli sabbiosi.
Invece, un ecceso di rame può interferire con l’assorbimento di altri elementi come il ferro e lo zinco e può diventare tossico per l’uomo, per le piante, per la micro, meso e macro fauna del suolo, compromettendo la struttura e la fertilità del terreno.
Nel rimedio contro la peste
Lo zinco ha origine da una parola tedesca che significa “dente” poichè, probabilmente, il metallo è posto nel forno in forme dentate. E’ un elemento chimico il cui simbolo è Zn e fu scoperto in un minerale chiamato calamina, che era usato per trattare la peste. Lo zinco è un componente essenziale di molti ormoni, auxine, gibberelline e citochine. E’ coinvolto nella sintesi delle proteine e in diversi processi metabolici, come la fotosintesi, la respirazione e la divisione cellulare.
Una carenza di zinco si manifesta con clorosi delle foglie su grossi porzioni (clorosi internervale), in particolar modo quelle giovani, e riduzione della crescita. I bordi delle foglie possono scurirsi e necrotizzarsi. Le piante possono sviluppare rosette, ovvero un gruppo di foglie dense e ravvicinate alla base dello stelo. Questo perchè la carenza di zinco compromette la produzione di auxine, con conseguente riduzione della crescita e dello sviluppo delle piante e deformazioni fogliari a causa di alterazioni nella divisione cellulare.
Un pH troppo troppo alto può provocare una bassa disponibilità di zinco, a causa della precipitazione come complesso insolubile. Suoli argillosi tendono a trattenere meglio lo zinco rispetto a suoli sabbiosi.
Piante particolarmente suscettibili alla carenza di zinco sono il limone, il mandarino e la clementina.
Un eccesso di zinco, invece, inibisce l’assorbimento di altri elementi come ferro e rame.
La vita dal fuoco
Lo zolfo è un elemento fondamentale per gli organismi vegetali. Il suo simbolo chimico è S e l’origine del suo nome è legata al giallo del minerale e al fuoco che produce facilmente questo elemento. Lo zolfo è presente in alcuni amminoacidi (come la cisteina e la metionina), coenzimi e vitamine ( come la tiamina e la biotina), oltre che nei ponti disolfuro delle proteine. Nelle piante lo zolfo è importante in molti cicli fisiologici, soprattutto nella fase di accrescimento e nella sintesi della clorofilla
Una carenza di zolfo si manifesta con un generale clorosi delle foglie, che tendono al marrone, e che rimangono più piccole. Poichè lo zolfo non è mobile, il processo inizia dalle foglie giovani. Steli e piccioli delle foglie possono assumere una colorazione violacea, dovuta all’accumulo di antociani, che si formano in condizioni di stress. La carenza di zolfo limita la presenza di vitamine e amminoacidi importanti per il metabolismo energetico della pianta.
L’ossidazione e l’immobilizzazione del solfato avviene a pH estrem, inferiore a 5.5 o maggiore a 8.5: in suoli alcalini, lo zolfo può formare composti insolubili, rendendolo meno disponibile per le piante.
Alcune specie vegetali come aglio, cipolla, cavolo e broccolo sono particolarmente sensibili alla mancanza di zolfo nel suolo. Suoli sabbiosi o molto lisciviati possono essere poveri di zolfo.
Un eccesso di zolfo si manifesta con una preventiva maturazione dei frutti e la necrosi fogliare. Alti livelli di zolfo possono causare tossicità diretta alle piante, danneggiando le radici e inibendo l’assorbimento di altri nutrienti.
L’ossidazione dello zolfo produce acidi solforici che possono acidificare i suoli e le acque superficiali e sotterranee. Questo processo può danneggiare la vita acquatica, alterare la composizione della comunità microbica del suolo e ridurre la fertilità del terreno. Sebbene lo zolfo non sia estremamente tossico, un accumulo eccessivo può causare diversi problemi di salute, soprattutto negli organismi a livelli trofici più elevati, come l’uomo.
Come comportarsi

Confronto fra piante trattate con INORT (sx) e piante trattate solo con concime (dx)
Le carenze nutritive delle piante influiscono molto sulla qualità finale delle produzioni. Inoltre, la salute delle piante dipende da un delicato equilibrio nutrizionale. L’utilizzo di biostimolanti come INORT, a base di Dittrichia viscosa, può contribuire a migliorare l’efficienza di assorbimento dei nutrienti, riducendo le fertilizzazioni e le lavorazioni. E’ essenziale evitare eccessi di fertilizzazione, con concimazioni indiscriminate, che potrebbero danneggiare il suolo, gli animali, le fonti d’acqua e le piante stesse. Un’attenta analisi del suolo e una consulenza tecnica sono fondamentali per prevenire carenze e squilibri nutrizionali. Per questo motivo è importante utilizzare i giusti prodotti per la crescita delle nostre piante, senza eccedere in alcuni elementi che potrebbero dare l’effetto contrario.
Una guida pratica per riconoscere le carenze
Per aiutarti a identificare velocemente le più comuni carenze nutrizionali, ho realizzato una guida pratica, scaricabile gratuitamente, che illustra in modo semplice come riconoscere i sintomi sulle foglie. Questa scheda è un utile “primo colpo d’occhio” per individuare possibili problemi, ma non sostituisce in alcun modo:
- un’analisi del suolo (fondamentale per capire esattamente quali nutrienti sono presenti o carenti);
- un piano di concimazione ben calibrato e mai indiscriminato.
L’uso di biostimolanti come INORT può poi favorire l’assorbimento degli elementi già presenti nel terreno, aiutando la pianta a evitare o ridurre le carenze. L’obiettivo è di integrare buone pratiche agronomiche (rotazioni, ammendanti organici, monitoraggio continuo) con prodotti che ottimizzino la fisiologia della pianta e la rendano più efficiente nello sfruttare le risorse.
Francesco Attanasio