La matematica è da sempre una materia straordinaria quanto misteriosa: la si ama o la si odia. Ma perchè? Spesso i bambini che provengono dall’infanzia sono pieni di entusiasmo e amano la matematica; poi, quest’amore pian piano svanisce e molti (per fortuna non tutti) iniziano con odiarla fino a formulare la famosa frase: ” Non sono portato per la matematica“.
Un matematico sudafricano, Seymour Papert, ha coniato un termine per indicare questo tipo di frustrante situazione: Matofobia. Un termine che è formato da mato- di matematica, e -fobia di paura: la paura per la matematica. Tale paura tende a dissuadere la persona da ogni approccio con la matematica, tanto che la parola stessa diventa tabù. Papert afferma che:
quando una persona è fermamente convinta di non poter fare matematica, riuscirà quasi sempre a fallire in tutto quello che considera matematico. Il risultato di un tale autosabotaggio è l’insuccesso personale, e ogni insuccesso conferma la convinzione iniziale.
Ma come vincere questa paura? E, soprattutto, come non far nascere questa paura nelle giovani menti?
La risposta potrebbe essere ricercata proprio nel momento in cui i bambini familiarizzano con la matematica: il gioco, le attività ludiche ad essa associata, rendono il fare matematica un’attività semplice ed istintiva. Fra regoli colorati, filastrocche e girotondi i bambini giocano con la matematica. Ricordiamo che il pensiero matematico è innato in ogni animale (per approfondire leggi qui), uomo compreso. Poi, ad un tratto, la matematica passa da attività ludica ad attività astratta e concettuale: una trasformazione che non è assolutamente semplice da gestire. Numeri, simboli, formule e concetti vengono imparati meccanicamente in uno schema rigido, per semplificare la didattica.
Sempre secondo Papert, il processo di apprendimento è un processo di costruzione di rappresentazioni più o meno corrette e funzionali del mondo con cui si interagisce. L’essere umano, a prescindere dall’età, ha bisogno di avere a disposizione materiali concreti affinché la conoscenza acquisita sia tanto più vicina alla realtà.
Si intuisce, quindi, la forte correlazione fra la l’uso del gioco nella didattica della matematica e il piacere di fare matematica. Per fornire l’insegnamento di uno strumento valido a vincere la paura della matematica, si può far uso della didattica ludica. La didattica ludica rappresenta l’insieme delle strategie di insegnamento che utilizzano giochi, attività laboratoriali e pratiche, per la trasmissione di concetti, metodi e conoscenze. La professoressa Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo presso l’Università degli Studi di Padova, in uno dei suoi interventi, mostra quanto sia fondamentale una giusta stimolazione per potenziare l’intelligenza numerica ed evidenza l’importanza del gioco nella fase di sviluppo intellettivo.
L’evidente beneficio nell’uso di attività ludiche per la didattica della matematica, ha fatto fiorire un’enorme quantità di giochi, enigmi, indovinelli e simili che stimolano il pensiero logico-matematico. Nei mie anni di libera ricerca, ho selezionato e realizzato molteplici attività di didattica ludica della matematica, con interessanti risultati. Sono riuscito ad organizzare e ordinare le attività di matematica ludica, proponendo format che possono essere affiancati al programma scolastico, offrendo un’opportunità al docente in classe. Concetti complessi diventano semplici se affrontati con la didattica ludica: giocare con la matematica è il modo migliore per impararla.
La matematica è il gioco più bello del mondo. Assorbe più degli scacchi, scommette più del poker, e dura più di Monopoli. E’ gratuita. E può essere giocata ovunque – Archimede lo ha fatto in una vasca da bagno.
Richard J. Trudeau
Bibliografia
MINDSTORMS, bambini, computers e creatività di Seymour Papert;
Lo sviluppo dell’intelligenza numerica
di Daniela Lucangeli, Angela Iannitti, Marta Vettore;
Foto
Cristina Guida